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100/100. Chi è Robert Parker l’avvocato del vino?

Robert Parker

Si sente spesso parlare dei punteggi di Robert Parker quando si parla di vino. Il “The Wall Street Journal” lo ha citato come “ampiamente considerato come il più potente critico di vini del mondo”. Diversi governi Europei gli hanno assegnato alte onorificenze civili nazionali per la divulgazione culturale del vino. La Francia l’ha insignito nel 1993 Chevalier dans l’Ordre National du Mérite, nel 1999 Chevalier dans l’ordre de la Légion d’Honneur infine nel 2005 con la Légion d’honneur. L’Italia nel 2002, lo nomina Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
La Spagna nel 2011 gli riconosce la Gran Cruz de la Orden del Mérito Civil. I riconoscimenti giornalistici si sprecano e sarebbe troppo lungo citare i suoi articoli, le interviste, le pubblicazioni e le collaborazioni che nel mondo lo riguardano e tanto altro… ma chi è Parker?

Ha scoperto il vino come studente in visita in Alsazia, dove la futura moglie studiava. Si dice che abbia tratto ispirazione da due critici di vino a inizi anni 70: Robert Lawrence Balzer e Robert Finigan critico indipendente che aiutava il consumatore ad orientarsi tramite una scala di qualità (eccellente, superiore alla media, media, sotto la media). Nel 1975, Parker ha iniziato a scrivere recensioni e nel 1978, ha pubblicato un bollettino chiamato “The Wine Advocate Baltimore-Washington”, che è stata ribattezzata “The Wine Advocate” nel 1979.
Il primo numero è stato inviato gratuitamente da diversi grandi rivenditori di vino americani. All’inizio erano 600 abbonati per diventare oltre 50.000 negli U.S.A. e oltre 37 Paesi nel mondo. I suoi giudizi influenzano gli acquisti dei consumatori non solo in America, ma anche in Francia, Inghilterra, Svizzera, Giappone, Taiwan, Singapore, Russia, Messico, Brasile e Cina. Noi Italiani soprattutto per i vini di casa nostra preferiamo consultare le guide nazionali, anche se i produttori nostrani sono molto attenti ad avere ottimi punteggi su “The Wine Advocate” alla luce della divulgazione e autorevolezza internazionale. Il mondo si accorge di Parker quando riferendosi all’annata 1982 in Bordeaux, in contrasto con le opinioni di molti, la definì “superba”. La conseguenza fu che i prezzi si alzarono rispetto alle altre annate e da lì in poi Parker divenne l’ago della bilancia nelle quotazioni di molti vini. Per la guida adesso si avvale di diversi collaboratori, mentre prima era l’unico a degustare. In particolare si occupa di Bordeaux e California del Nord mentre specificamente per l’Italia il riferimento è Monica Larner.

Parker è diventato famoso anche per il suo sistema di classificazione a 100 punti un tempo ampiamente criticato e ora adottato da altre guide e associazioni come metro di giudizio. Lui stesso ha ammesso che le emozioni sono importanti, perché probabilmente l’unica differenza tra un 96, 97, 98, 99, e il vino da 100 punti è l’ emozione del momento. Continuano a esserci oppositori al sistema punti sostenendo la soggettività di degustazione dei vini e le variazioni nei punteggi che l’età di un vino e le circostanze della degustazione porta e dovrebbero essere espressi in giudizi.

Si parla di “Parker gusto” associato ad una tendenza iniziata da Émile Peynaud enologo francese e padre dei cosiddetti “vini internazionali” che ha indirizzato la viticoltura e la vinificazione a diversi cambiamenti, come la raccolta ritardata delle uve per ottenere la massima maturazione, filtrazioni al minimo e micro ossigenazione per ammorbidire i tannini. Questi cambiamenti diffusi nella tecnica che hanno portato i vini ad avere caratteristiche simili, sono stati definiti “Parkerizzazione”, portando alla paura di un’omogeneizzazione di stile mondiale che ha portato ad aspre critiche e continui dibattiti. La conseguenza è stata che alcuni hanno insinuato nel tempo che diverse cantine hanno ricevuto i punteggi più alti da Parker per i vini costruiti in questo stile. Parker dal canto suo si è sempre difeso sostenendo il contrario e cioè che la standardizzazione era un problema dagli anni 70. Balza subito agli occhi come la scala di valutazione di Parker ha un importante effetto sui prezzi dei vini e sul volume di vendite, che variano in maniera vertiginosa sopratutto avvicinandosi al fatidico 100.

Tutto ciò si lega a un’altra osservazione, secondo la quale, Parker ha involontariamente fatto diventare un futuro critico di vini quasi impossibile. La riflessione è rivolta al fatto che per capire un certo vino, lo si deve degustare in diverse annate per esempio un Lafite prima di valutare l’ultima annata si dovrebbero provare gli anni: 1982, 2000, 2003, e 2005 costringendo il futuro professionista ad un esborso del valore di decine di migliaia di Euro prima di iniziare la comprensione del prodotto. Nel piccolo accade che diversi esercenti o venditori online spesso segnalano i vini venduti con i punteggi di Parker anche tramite l’utilizzo di schede. Parker dal canto suo fa presente agli acquirenti che dovrebbero “leggere le note di degustazione per determinare se il vino è fatto in uno stile che piacerà” e non guardare il punteggio. Una frase che ho letto di un importante direttore acquisti penso riassuma egregiamente il concetto: “Nessuno vende vino come Robert Parker, se si gira e dice il 2012 è la peggiore annata che ho assaggiato, nessuno lo compra, ma se lui dice che è la migliore, tutti lo faranno”.

E’ chiaro che molte critiche gli siano rivolte a 360°, in particolare quando si entra nel campo dei conflitti d’interesse di natura economica, sia personali, che familiari, che collaborativi. E’ innegabile che questo personaggio sia stato e sia un riferimento internazionale con i suoi meriti e con le sue zone d’ombra come le hanno tutti i personaggi famosi, invidiati e perché no, temuti da alcuni.

Di Augusto PirasCrediti foto

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