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Cantina Giuseppe Sedilesu: Mamoiada terra di Mamuthones e di stupendi Cannonau.

Bottaia Cantina Sedilesu

Mamoiada è posta a 650 metri sul livello del mare e poggia su terreni di origine granitica con grandi escursioni termiche fra il giorno e la notte. Posta nel centro della Barbagia ha una grandi tradizioni culturale, basti pensare al carnevale e alle sue maschere in primis quelle dei Mamuthones.
Da tempo volevo andare a fare uno dei miei soliti viaggi enologici e approfittando di alcuni giorni liberi mi sono deciso a contattare la Cantina Sedilesu, ormai realtà apprezzata e conosciuta a livello nazionale e internazionale che lega il suo nome indissolubilmente a quello del cannonau.

Il mio cicerone è stato l’amministratore della cantina Salvatore Sedilesu, persona gentilissima e preparata, con cui abbiamo parlato principalmente di produzione. Il primo ettaro di vigneto è stato acquistato circa trent’anni fa dal patriarca Giuseppe che già da allora faceva un buon vino apprezzato da molte persone nella zona, qui il metodo di allevamento è ad alberello e i trattamenti in vigna sono quelli che facevano i nostri nonni che oggi chiamiamo agricoltura biologica tradizionale.
La produzione totale si attesta in circa 100.000 bottiglie.

La cantina si trova nel centro del paese in una moderna struttura in fase di ultimazione attrezzata non solo per la produzione del vino ma anche per la ricezione degli ospiti. Entrando nella sala dedicata ala pressatura e fermentazione oltre alla ormai onnipresente pressa soffice orizzontale ho notato che i fermentatori erano della Cortani e non Ganimede, oggi tanto di moda. Mi è stato spiegato che non aggiungendo lieviti esterni selezionati ma utilizzando quegli presenti nella stessa uva, la fermentazione inizia lentamente in modo spontaneo , cosa che contrasta con il metodo Ganimede che ha bisogno di fermentazioni tumultuose da subito. Le altre sale sono dedicate all’imbottigliamento e stoccaggio e seguire la sala delle grandi botti e la barricaia.

Quando parli di Sedilesu l’associazione è immediatamente con il vino rosso per cui è naturale che l’attenzione cada sull’unico bianco della famiglia fatto da uve che qui chiamano Granazza, il “Perda Pintà”. Mi hanno spiegato che l’Università di Sassari ha fatto degli studi giungendo alla conclusione che si tratta di un clone a loro sconosciuto che esiste solo a Mamoiada. Visto il crescente interesse riposto verso questo vitigno e visto che il mercato richiede sempre di più prodotti nuovi non omologati stanno valutando l’impianto di nuovi filari di questa vite per soddisfare le crescenti richieste.
Tornando ai rossi, troviamo in ordine i conosciutissimi “S’annada” ottenuto dai vigneti più giovani che mi spiegavano essere nato per caso da un’annata poco felice, ma che ha avuto subito un grande riscontro tanto da restare in produzione. Il conosciutissimo” Mamuthone” che è il portabandiera della cantina che nasce da vigneti di oltre cinquanta anni e si affina in botti grandi. Il “Ballu Tundu riserva” che si ricava da un vigneto di un centinaio di anni e affina in botti grandi. Il “Carnevale” proviene da viti che hanno fra i quaranta e i settanta anni ed è l’unico della famiglia a passare in barriques non solo di primo passaggio.

Se vi capiterà di passare da quelle parti vi invito a fare una deviazione a Mamoiada per andare a vedere dove nascono questi grandi vini frutto del territorio e delle persone più genuine della nostra terra, in modo da capire e raccontare meglio il liquido contenuto nella bottiglia che andiamo ad acquistare.

Di Augusto Piras.

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