Qualche giorno fa mi è capitato di degustare un vermentino di un’azienda giovane che, da qualche anno, sta impressionando per aver ricevuto diversi pareri positivi della critica e per gli importanti investimenti rivolti, oltre che alla cantina, al marketing ed alla comunicazione. Il suo vino ci regala un bouquet ampio, fruttato con richiami esotici (papaia, mango, ananas). Tanta morbidezza ed alcolicità ben nascosta, entrambe controbilanciate da buona freschezza e sapidità con un ritorno, anche in bocca, di frutta tropicale. Un vino equilibrato ed in piena armonia. Un vino che nessuno potrebbe criticare sotto nessun punto di vista ma che, a me personalmente, non convince. Anzi, sarò schietto: comincia a stancare ed annoiare. Immagino vi stiate chiedendo il perché. Come può un vino senza alcun difetto porre dubbi in chi è stato educato ad apprezzarne tali caratteristiche così ben bilanciate? La risposta è molto semplice. È snaturato da quelle che sono (e dovrebbero essere) le sue peculiarità, poiché ha profumi e sentori che, sinceramente, hanno poco a che fare con una terra come la nostra.
Il lavoro in cantina è fondamentale, ma credo che in certi casi si esageri eccessivamente. Niente di illegale, sia chiaro; tutto permesso dai disciplinari, tutte regole scritte e perfettamente rispettate. L’omologazione che sta subendo il Vermentino e l’apprezzamento di questa tendenza, per certi versi, mi fanno paura. Possibile che assaggiando vini del sud Sardegna ci siano cosi tante similitudini con quelli del nord Sardegna? I vini sono e devono essere un vero comunicatore di ciascun territorio e, come tali, devono trasmettere le caratteristiche uniche e tipiche dello stesso. Il concetto di “vino espressione del territorio” non deve rimanere una frase fine a stessa ma deve avere un valore… e non commerciale! Per qualcuno avrò scritto delle banalità, per qualcun altro delle assurdità.
Tuttavia vi invito a prenderlo solo come uno spunto di riflessione. Ad ogni modo, la prossima volta che berrete qualche vermentino fateci caso… e meditate.
Di Mario Josto D’Ascanio – Crediti foto