Ecco le previsioni vendemmiali che delineano, a raccolta appena iniziata, lo stato dei vigneti a livello nazionale e regionale. Di seguito vengono presentate le prime stime relative alla produzione e alle tendenze del settore vino per la campagna in corso. L’indagine vendemmiale è stata messa a punto armonizzando le consolidate metodologie di Assoenologi, di UIV e di ISMEA, la quale ha contribuito con la propria rete di rilevazione e con l’ausilio dell’Ufficio competente del Masaf e delle regioni.
L’obiettivo è quello di fornire alle imprese, alle amministrazioni, ai tecnici e agli operatori commerciali un quadro completo e dettagliato della situazione del vigneto Italia, compresa anche la situazione di mercato. Anche quest’anno si è arrivati alla vigilia della vendemmia 2023 con grande apprensione. Ancora una volta l’andamento climatico è il protagonista con un decorso incerto e spesso estremo, che ha determinato, anche in territori limitrofi, differenze qualitative e quantitative.
Se lo scorso anno era stata la siccità a generare le preoccupazioni dei viticoltori, quest’anno ci hanno pensato le abbondanti piogge primaverili che hanno creato le condizioni favorevoli all’insorgere delle malattie della vite e soprattutto della Peronospora che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto del Centro-Sud. Le continue piogge, infatti, in molti casi hanno impedito l’ingresso in vigna per effettuare i trattamenti e in altri ne hanno vanificato gli effetti. A completare il quadro si aggiungono attacchi di Flavescenza dorata, grandine e altri eventi climatici avversi durante l’estate che hanno determinato una situazione non certo brillante per la produzione nel complesso ma, in alcune zone, con qualche difficoltà aggiuntiva per le produzioni biologiche.
L’indagine, condotta nella prima settimana di settembre, fa propendere l’ago della bilancia verso un deciso calo delle produzioni vitivinicole che si stimano infatti poco al di sotto dei 44 milioni di ettolitri, registrando un calo medio del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. Un livello produttivo che non permetterebbe all’Italia di mantenere il primato mondiale, date le ultime stime che attestano la produzione della Francia a 45 milioni di ettolitri, comunque in lieve flessione sullo scorso anno (-2%), mentre la Spagna si colloca al terzo posto. Al di là, comunque, della perdita della leadership mondiale, che resta un riferimento puramente statistico, gli operatori sanno bene che sono le quote di mercato e il valore della produzione le variabili che realmente fanno la differenza.
L’andamento climatico delle prossime settimane, comunque, sarà cruciale e, se le condizioni meteo permetteranno una maturazione ottimale delle uve, soprattutto per le varietà più tardive, la stima potrebbe essere meno negativa. Viceversa, la perdita potrebbe anche essere più pesante. Resta sempre l’incognita delle rese perché, con una vendemmia in ritardo di circa una settimana rispetto alla norma, l’aleatorietà resta notevole su questa importantissima variabile.
Sebbene la peculiarità della stagione non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale, quest’anno si può comunque affermare, facendo i dovuti distinguo, che il Nord ha tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli produttivi dello scorso anno, mentre al Centro si hanno flessioni in media di oltre il 20% e al Sud si sfiorano riduzioni del 30%. Nel Nord Ovest si assiste all’importante ripresa della Lombardia, che lo scorso anno era stata particolarmente segnata dalla siccità, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d’Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, nonostante tutto, per il quale si stima un’ulteriore lieve crescita grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento.
Focus previsioni vendemmiali 2023 in Sardegna
I primi mesi del 2023 sono stati caratterizzati da un inverno mite e poco piovoso al quale è seguito un inizio primavera con temperature sopra la media e con poche precipitazioni. Dalla seconda metà del mese di maggio il clima è cambiato drasticamente, con forti precipitazioni che si sono susseguite anche a giugno e con temperature sotto la media. Questa situazione ha portato a forti attacchi di Peronospora, oltre a lievi attacchi di Oidio in tutto il territorio, ritardando la fase di allegagione.
A luglio le temperature si sono innalzate al di sopra delle medie, creando problemi alle piante con caduta delle foglie e scottature delle uve. Fortunatamente nelle prime due settimane di agosto, il maestrale ha abbassato le temperature, permettendo alle piante di riprendersi dallo shock termico di luglio. Nella seconda metà del mese, un’altra forte ondata di caldo ha accelerato la maturazione nei vigneti irrigui mettendo in seria difficoltà i vigneti non irrigui con caduta delle foglie e disidratazione delle uve.