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Si chiama Mirto, si legge Sardegna

Bacche Mirto Pianta

TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUL LIQUORE DI MIRTO.

Il Myrtus communis è un arbusto appartenente alla famiglia delle Mirtacee che ha il suo habitat presso i climi caldi del bacino Mediterraneo.
Essendo molto diffusa, soprattutto in Sardegna, questa pianta facilmente è entrata nella tradizione gastronomica dei sardi, divenendone un simbolo.
Il mirto viene da sempre utilizzato per le sua proprietà officinali, grazie all’olio essenziale che se ne ricava ed alla presenza di tannini e resine, ma sicuramente l’uso più conosciuto è quello delle sue bacche per la preparazione del famossimo liquore.

Le bacche, di colore viola, vengono raccolte inverno, tra dicembre e gennaio, utilizzando appositi pettini oppure, per salvaguardarne l’integrità, a mano, con tempi sicuramente più lunghi, ma che trasformano spesso la raccolta in un’occasione per stare insieme e godersi la campagna. Le bacche appena raccolte, una volta lavate ed asciugate, vengono messe in infusione nell’alcol etilico (o, a seconda dei gusti, nell’acquavite) per un periodo variabile, a seconda della ricetta, tra i 40 ed addirittura i 50 giorni.

Al termine della macerazione le bacche vengono leggermente torchiate e l’infuso filtrato lasciando comunque, per quanto riguarda la preparazione artigianale o famigliare, piccoli depositi che rendono leggermente torbido il liquore che verrà, ma che, allo stesso tempo, saranno garanzia di un prodotto genuino.
L’infuso filtrato viene unito allo sciroppo di acqua e zucchero in proporzioni variabili, come già detto, in base alla ricetta (centu concas, centu berritas si dice..) ed il liquore derivante è pronto per l’imbottigliamento e l’affinamento in bottiglia.

Dopo questo periodo (e di sicuro via via col passare del tempo) si avrà un mirto che vediamo cambiare nel colore e nel sapore, con una crescente morbidezza del gusto ed una variazione cromatica che va dal viola acceso di un liquore di mirto giovane, ad un mattone intenso di uno invecchiato.
De gustibus non disputandum est, ma come per le migliori produzioni di distillati, l’invecchiamento da quel qualcosa in più che farà sicuramente impazzire i palati più fini, scontrandosi con l’idea che i colori accesi sono simbolo di prodotto migliore.

Il mirto va gustato al meglio, come ogni prodotto figlio del duro lavoro, ma il meglio può esser rappresentato da un mirto ghiacciato con gli amici in una calda sera dell’estate sarda, oppure anche da soli, versandolo in un tulipano, durante un freddo inverno alpino.
Comunque sia, a sa salude!

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