In Italia sono 154 le strade del vino riconosciute ed organizzate. Al Nord ce ne sono 57, 33 al centro e 64 al Sud. Secondo i dati dell’osservatorio Censis/Citta del vino tali organismi di promozione del territorio, attraverso il vino, e a volte di altri prodotti enogastronomici locali, devono entrare maggiormente nei canali web che poi aprono le porte per il turismo vero e proprio, portando l’offerta sui canali tradizionali di acquisto di pacchetti viaggio. E’ vero, infatti, che secondo i sindaci delle città del vino il turismo enologico e gastronomico sta infatti prendendo sempre piu’ piede e per alcuni comuni incide oggi per oltre il 20 per cento delle presenze. Il potenziale incremento del turismo enogastronomico – avverte l”osservatorio – dovrebbe produrre uno slitttamento verso l’alto anche dell’incidenza sul movimento turistico complessivo e alcuni sindaci intervistati sulle previsioni hanno affermato che nel 2010 si potrebbe arrivare ad una incidenza di oltre il 30 percento di quello enologico sul totale del turismo nei propri territori.
Ad oggi sono 7,5 milioni gli italiani che hanno sviluppato almeno 4/5 concrete esperienze ”implicite e consapevoli” di partecipazione ai consumi turistici enogastronomici. 2,6 milioni sono invece gli italiani che possiamo definire veri turisti del vino in prevalenza maschi, adulti, residenti nel nord o centro Italia con una buona riserva di giovani. Sono infine 2 milioni le persone che vorrebbero avere esperienze di turismo enogastronomico. Nel complesso sono oltre 20 milioni gli italiani che hanno compiuto nella loro vita qualcosa di enoturistico.
In Sardegna la prima realtà organizzata a livello regionale, ovvero la Strada del Gusto Nord Sardegna, insiste nel territorio della Provincia di Sassari e in parte in quello della Provincia di Olbia-Tempio. Il progetto è ancora in via di sviluppo ma non è difficile immaginare che, tra gli altri, il Vermentino di Sardegna,il Vermentino di Gallura, il Cannonau potranno portare la bandiera di un turismo che si rivolge a questa terra non solo per la sua indiscutibile bellezza paesaggistica e marina ma anche per la sua produzione vitivinicola che può raccontarne il suo carattere autentico, selvaggio e ostinato.
E se in Sardegna sul turismo enogastronomico tanta strada è ancora da fare, così è anche in tante altre parti di Italia dove i produttori, con il supporto delle istituzioni locali, cercano di costruire percorsi e viaggi che possano coinvolgere gli esploratori più dinamici e curiosi del mondo del gusto.
Una storia che val la pena di raccontare è quella della Strada del Vino Cesanese, nel territorio della provincia di Frosinone racchiuso tra i comuni di Affile, Piglio e Olevano Romano, nel regno del Cesanese.
Una storia avvincente perché racconta della determinazione e della voglia di crescere della nuova generazione dei vignaioli ciociari che combattono ogni giorno con la burocrazia, la disorganizzazione, l’individualismo di un tempo per creare un progetto comune, un itinerario di raccordo tra mete culturali, religiose e percorsi enogastronomici e paesaggistici. Un progetto che sappia intercettare visitatori tra i milioni di turisti che ogni anno gravitano tra Roma e Napoli. Ci sono ancora tante difficoltà e divisioni, prima fra tutte quella tra i comuni e le DOC che al momento della costituzione della Strada del Vino Cesanese, nel 2001, hanno portato di fatto alla creazione di due strade, quella del Piglio e di Affile che oggi associa in sé 22 cantine, e quella di Olevano con 12 aziende. Una scissione che non giova a nessuno ma certamente superabile di fronte all’idea di un network che possa creare sinergie commerciali e di marketing.
In fondo, il denominatore comune c’è: è il Cesanese, vino ormai posizionato fra i grandi della tradizione italiana, riconoscimento sancito anche dalla DOCG ottenuta nel 2008 e per la prima volta bevuta proprio qualche mese fa. Vino vellutato e pastoso, ha una dimensione olfattiva molto profonda che restituisce a chi lo beve l’autenticità del frutto, note intense e persistenti di frutti di bosco, more e mirtilli. Ma che si evolve continuamente verso aromi terziari naturali che lo rendono un’esperienza concentrata e affascinante anche dopo anni. Colore rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento, e tenore alcolico significativo il Cesanese racchiude in sè una terra e un popolo che non hai mai smesso di credere nel valore della tradizione, quella del duro lavoro nei campi e della saggezza popolare che non rinuncia mai ai sapori veri.
LA CURIOSITA’
Sulla strada del Cesanese del Piglio abbiamo incontrato tante cantine tra curiosita’ e vigneti composti in un paesaggio ancora troppo scomposto, in una natura che irrompe d’estate e muore d’inverno per le basse temperature. Una ventina di aziende sparse in provincia di Frosinone a sud di Roma, tra il territorio dei comuni di Affile, Piglio, Serrone e tra poco anche Paliano ed Acuto. Ma la curiosita’ che vogliamo raccontarvi e’ quella della ”Cantina in garage”, cosi’ la definiscono li’, dell’azienda biodinamica LA VISCIOLA. In 60 metri quadrati di spazio con 7 botti di legno, 5 fusti di vetro cemento e 2 fusti di acciaio Piero Macciocca, marito di Rosa Alessandri la titolare dell’azienda, vinifica PRIORE Mozzatta, Cesanese del Piglio biologico che lui stesso in etichetta, disegnata da un artista locale, definisce accuratemente. Il Cesanese del Piglio che ” nasce dalle omonime uve coltivate in suoli sciolti e calcarei che donano all’uva eleganza e finezza. La conduzione del vigneto – prosegue l’etichetta – si attiene ai principi dell’agricoltura biodinamica. Vinificato naturalmente, senza aggiunta alcuna, si ottiene un vino dai profumi profondi e dal gusto vibrante”. E vibrazioni positive si avvertono in questa mini cantina del frusinate, dove passione e competenza la fanno da padrone e Piero con tanta gioia per il suo lavoro e un pizzico di sana vanita’ ci racconta che le sue bottiglie, poche ma preziose, arrivano sulle tavole dei Giapponesi, veri bevitori zen di vini biologici, dei tedeschi, della Norvegia e piccole cose anche negli Stati Uniti. Se siete in viaggio sulla strada del Cesanese non vi dovrebbe mancare questa visita in totale curiosita’ per un vino che, affonda le radici nella tradizione e nella passione enologica di tanti piccoli produttori, un vino forte, che va capito nella degustazione, ma che con una conoscenza di cosa c’e’ dietro vi riuscira’ a fare innamorare forse per sempre.