La casa di Sophia è un'azienda agricola biologica situata nell'isola di Sant'Antioco, a 5.5 km da Calasetta, nella Sardegna sud-occidentale.
Produce vino, olive e alcuni frutti, utilizza l'energia solare e riutilizza l'acqua attraverso un sistema di depurazione. La casa di Sophia si prende cura del suo ambiente rispettando gli insetti, gli uccelli e il mare vicino, e organizza eventi di poesia e altro ancora.
La casa di Sophia nasce in una zona di particolare valenza ambientale e culturale, a pochi passi dalle suggestive scogliere del Nido dei Passeri e il faro di Mangiabarche.
Viticultura biologica
Nel 2011 lo scetticismo nei confronti della viticultura biologica dei produttori limitrofi era diffuso. La vigna della casa di Sophia è cresciuta in salute, grazie ai programmi di bioviticultura già in rete, come quelli dell’Emilia Romagna ed il Veneto, e soprattutto grazie al prezioso sostegno di AIAB Sardegna (che ahimè ha chiuso i battenti).
La casa di Sophia intende divulgare le conoscenze sul programma di viticultura biologica, sfatando storie e credenze su insetti e malattie indistruttibili solo con l’uso di “insetticidi validi”.
I prodotti utilizzati in azienda sono: lo zolfo in polvere e quello bagnabile (per contenere l’Oidio e l’Escoriosi); il rame (entro i limiti massimi consentiti dalla normativa, per contenere la Peronospera); il batterio Bacillus Thuringiensis, da applicare secondo la raccolta di esemplari di tignoletta della vite nelle trappole ai ferormoni; l’uso di secchi di acqua e zucchero (per attrarre la Triponota Hirta); l’uso dell’olio essenziale di arancio dolce per contenere gli attacchi delle cicaline verdi; infine, grazie alla preziosa ricerca condotta dall’agronomo il dottor Emanuele Gosamo (su mia specifica richiesta), l’utilizzo dei nematodi Heterorhabditis Bacteriophora per contenere le larve della Triodonta raimundii, temibile fitofago presente solamente nell’isola di Sant’Antioco e nella zona di Porto Pino (terreni sabbiosi).
Altre tecniche operata in azienda sono: concimazione con letame organico o con stallatico biologico ed il soveschio (la piantumazione di piante di legumi da semenze biologiche); 3 o 4 volte l’anno la fresatusa del terreno (con triturazione delle piante di legumi in primavera, per arricchire il terreno di sostanze organiche); la scalzatura a mano (eliminando le erbe vicino al trondo delle viti) ed infine la pratica antica di piantumare le propaggini non potate per ripristinare le viti mancanti (geneticamente identiche alle piante ‘madri’).
La casa di Sophia pubblica in rete la ricerca sulla Triodonta raimundii, sperando che sempre più viticultori rinuncino all’uso di insetticidi dannosi per l’ambiente e le viti stesse. Investire nella ricerca e optare per una lotta mirata e non improba, alla lunga premia il viticultore con un raccolto di uve sane e più abbondanti. Il suo vino sarà di qualità migliore.
La casa di Sophia ha partecipato al progetto ‘SDULCIS_ Repellenti edibili nella strategia “push & pull” a difesa delle colture agrarie di pregio’ condotto dall’ Istituto CNR di Chimica Biomolecolare di Sassari e partecipa attualmente al “Progetto Progetto cluster top-down GA-VINO_Metodi e tecnologie per una gestione innovativa e sostenibile della risorsa idrica nel vigneto” condotta dall’Università Università degli Studi di Sassari (Dipartimento di Agraria), Università di Cagliari (Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica), AGRIS Sardegna, CNR IBE (Istituto per la BioEconomia).
Una cantina ecosostenibile
Ad agosto 2017, grazie al nuovo enopolio La casa di Sophia, è stata notificata come azienda agricola produttrice dei propri vini biologici e la vecchia stalla, già precedentemente restaurata, è ora il deposito in cui i vini si imbottigliano e maturano.
Nel 2012 inizio il progetto di una cantina ecosostenibile in cui far fermentare il mosto nei tini, al riparo dal vento e dal sole. Da un schizzo ‘elementare’ Peter Moll realizzò il primo disegno della struttura in legno.
Il progetto fu dettagliatamente studiato insieme all’agronoma, la dottoressa Magda Fava e, dopo l’approvazione di sette enti, nell’estate del 2015 iniziarono i lavori per la costruzione, in cui furono coinvolte più ditte, che sono terminati nel luglio di quest’anno.
La struttura architettonica della cantina, realizzata nel giardino antistante la casa, riprende la forma di parallelepipedo tipico delle vecchie case di campagna dell’isola di Sant’Antioco. Il tetto inclinato è costituito da un perlinato in legno, rivestito da una guaina di sughero; i coppi sono fissati su un telaio di listelli (tetto ventilato). Per la costruzione sono stati scelti materiali naturali ed ecocompatibili, quali il legno (la struttura portante, il tetto e i telai delle pareti laterali), il sughero (materiale isolante), i coppi e le canne. Le canne sono state tagliate una per una, su misura: montate dentro i telai di legno, permettono di arieggiare l’ambiente e proteggere le uve ed il mosto dal sole e dal caldo. Un sistema di riutilizzo delle acque reflue permette ora il loro riciclo (per l’irrigazione degli ulivi).
La costruzione del progetto è durata 2 anni e mezzo, la stretta collaborazione con Magda e le sue assistenti ha permesso di superare gli ostacoli via via incontrati durante la realizzazione. I lavori sono stati da me coordinati e seguiti in ogni fase.
Il progetto è dedicato a Magda Fava, deceduta il 31 gennaio 2017.
L’azienda agricola La casa di Sophia produce 2 vini da uve biologiche Carignano, il Mangiabarche e La Casa di Sophia.