In occasione dell’assemblea annuale, l’Associazione Italiana dei Distillatori “AssoDistil” ha lanciato l’allarme per il calo nella produzione di prestigiosi distillati come il Brandy e le acquavite di vino.
Secondo il presidente Antonio Emaldi si è perso un patrimonio storico e imprenditoriale di grande importanza e l’impossibilità di collocare il prodotto nei mercati internazionali ha creato non solo un danno enorme al comparto ma all’intera filiera viti-vinicola.
I dati forniti dai distillatori sono significativi, nel quadriennio successivo all’entrata in vigore della nuova OCM vino, la produzione è scesa dell’80% e del 65% negli ultimi due.
Secondo Assodistil, non si produce perché non si vende. Tra i principali motivi vi è la crescente richiesta di prodotti invecchiati da parte dei consumatori, questo però avvantaggia solo i paesi in cui non sono previsti controlli sull’invecchiamento come la Spagna dove si possono vendere acquaviti di vino e Brandy dichiarando il periodo d’invecchiamento senza che questo sia oggetto di controlli come prescrive la normativa UE.
A differenza dell’Italia come spiega Emaldi,– in cui le verifiche sull’invecchiamento sono assai stringenti, in altri Paesi i controlli sono inesistenti, a tutto vantaggio degli operatori scorretti”.
Il vero problema, per AssoDistil, è la mancata armonizzazione delle regole sull’invecchiamento delle bevande spiritose, come stabilita dal Regolamento CE 110/2008.
“Abbiamo chiesto alla Commissione UE di intervenire – ha sottolineato il presidente di AssoDistil – da un lato richiedendo l’avvio della procedura di infrazione per quei Paesi in violazione del Reg. 110/2008, dall’altro, con un’indagine sugli effettivi controlli dei prodotti invecchiati”. Inoltre, ad aggravare la situazione, si registra l’importazione di acquaviti da Paesi Extra-UE, come la Georgia, a costi talmente bassi da uscire da ogni logica commerciale.
Il Brandy italiano sta sparendo come afferma il leader dei distillatori, e il danno per la filiera vinicola è incalcolabile, non sono più distillati un paio di milioni di ettolitri di vino all’anno e le cantine hanno perso un importante sbocco di mercato.