Purtroppo il mio nome proprio non c’entra nulla, in quanto si parla di una pianta delle leguminose (l’Ogham originario, come ben sapete, era sempre legato a piante o vegetali), appunto la fava, squisito legume. Che poi in lingua sarda “SU FABARIU” significhi “terreno con fave” la dice molto lunga! Il Sardo ha addirittura conservato l’originale dicitura con la lettera B, anziché mutarla in V come facciamo oggi (“Faba” anziché “Fava”).
Ma c’è di più…
Ho chiesto a un’esperta biologa, già da me consultata in occasione delle ricerche sul mais, di parlarmi della storia di tale leguminosa: ebbene, mi ha confermato che essa viene coltivata in Sardegna da tempi antichissimi e, sentito quanto avevo da dirle, non si è affatto meravigliata.
Abbiamo quindi un termine non solo Ogham, non solo reale e chiaro ma addirittura ripreso dalla lingua sarda.
Nel bronzetto è raffigurato anche altro ma ne parleremo in un articolo a parte, onde non essere troppo prolissi.
1) Ancora una prova (l’ennesima ed altrettanto decisiva) dei rapporti tra Sardegna e Scozia (e naturalmente Penisola Iberica, sempre passaggio obbligato, e non solo, tra i due territori.)
2) L’Antica Civiltà Sarda, in età ben pre-fenicia, pre-greca e pre-romana, aveva ed utilizzava un alfabeto. Addirittura, come vedremo prossimamente, ha utilizzato varie forme di scrittura, cosa peraltro più che logica considerando migliaia di anni di storia sarda, appunto.
3) Un reperto straordinario, dunque. E chissà quanti altri ce ne sono e quanti altri sono stati trafugati. Inutile dire che il danno al patrimonio sardo è inestimabile. L’alienazione di questo reperto ne è una dimostrazione, purtroppo, più che probante.
4) Di prove, relativamente ad una scrittura, non ce ne vogliono migliaia, anche se in terra sarda di iscrizioni Ogham ce ne sono praticamente dappertutto, addirittura anche su pezzi di strade antichissime. In questo caso, e non voglio essere ironico, non solo non si è notato l’Ogham, ma neppure il pezzo di strada. C’è da diventare matti, credetemi, per come si è potuto negare per decenni e decenni che qui ci sia stata un’antica civiltà molto sviluppata. Comunque, dicevo, non è possibile che un tale si svegli una mattina e incida un’iscrizione e basta. Ovviamente, anche una sola incisione è figlia di un utilizzo costante di una forma alfabetica, riconosciuta da una comunità!
Una parola di senso compiuto, riconducibile alla lingua sarda ancora pienamente in uso, la dice, quindi, lunga su come l’Ogham Sardo (dotato di peculiarità che, come vedremo in seguito, lo rendono unico nel proprio genere) sia stato utilizzato dall’Antica Civiltà Sarda come alfabeto.
5) Qualche negazionista incallito, che ormai non sa più cosa inventarsi, afferma che “le iscrizioni Ogham conosciute ed accertate risalgono al Quinto secolo dopo Cristo”, facendo così furbamente ma puerilmente intendere che l’Ogham risalga appunto a tale periodo storico.
Non varrebbe neanche la pena approfondire la questione ma visto che tali negazionisti le tentano tutte, noi agiamo con la consueta trasparenza.
Innanzitutto si parla di testi “reperiti” e non di origine o datazione dell’Ogham, che è molto più antico, ovviamente. Basti pensare alle pietre Pitte pre-celtiche per rendersene conto. Ma, poi, detto per inciso, perché un alfabeto sarebbe stato inventato e utilizzato in Sardegna ed in Scozia, oltre che nella penisola Iberica, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente? Non si sa se ridere o piangere per assurdità del genere. In pratica, caduta Roma, qualcuno si sarebbe svegliato ed avrebbe inventato l’Ogham. Non dico altro, non ne vale la pena.
Di Renato D’Ascanio Ticca